CENTENARIO 1911 – 2011
Con la denominazione di âVolo dellâAngeloâ viene identificato un rituale che si realizza in forma di sacra rappresentazione e che vede come âattoriâ dei fanciulli, i quali, opportunamente istruiti al compito ed appositamente vestiti per le esigenze sceniche, interpretano un ruolo che li rende protagonisti dâuna tra le piĂš suggestive cerimonie cultuali oggi presenti nella religiositĂ popolare italiana.
Alla fine dellâOttocento, Angelo De Gubernatis, ospitando nella Rivista delle tradizioni popolari italiane, da lui diretta, un articolo di Gaetano Amalfi sul volo dellâangelo, ebbe a sottolineare che si trattava dâuna costumanza piuttosto diffusa ânel Mezzogiorno, e specialmente nel Moliseâ. Nel prendere atto di tale asserzione, bisogna convenire che non è possibile oggi accertare quale fosse, a quel tempo, la reale presenza del rito nel territorio molisano. Sta di fatto che essa, attualmente, è del tutto marginale e non paragonabile alla tradizione di altre regioni, come, ad esempio, la Campania. Certo è che in passato piĂš di un Paese molisano potesse vantare la pratica di simili rituali. A Campolieto, ad esempio, la calata è stata in uso fino a circa sessantâanni fa, e si metteva in scena in occasione della festa di San Michele Arcangelo (29 settembre). Anche ad Isernia câera lâusanza dâuna simile sacra rappresentazione. Il rito si svolgeva in Piazza San Felice, dove ââŚintorno al 1925 si organizzava il volo degli Angeli legando da una fune tra il palazzo Veneziane e il palazzo Magnante e lanciando nel vuoto due Angeliâ. Si hanno notizie del Volo anche per Civitanova del Sannio; qui la rappresentazione era legata alla festa di San Felice martire (29-30 agosto). Per Campolieto, Isernia, Civitanova e Montorio si tratta di rituali non piĂš praticati da decenni. Câè, però, un Paese molisano che può vantare un rilevante survival in tal senso: Vastogirardi, in provincia dâIsernia, il cui Volo dellâAngelo è stato sommariamente descritto, nel 1977, da Teodoro Busico.
Nonostante lâincuria del tempo e degli uomini, a Vastogirardi esistono ancora dei veri e propri âpalazzottiâ, dimore antiche di notevole pregio storico ed architettonico, appartenuti a famiglie benestanti, che facevano parte del cosiddetto âceto nobiliareâ del Paese. Alcuni proprietari infatti avevano acquisito il titolo di baroni ed erano possessori o proprietari di feudi rustici e di un numero cospicuo di pecore e bovini, oltre che di tutto lâarmamentario occorrente allâindustria armentizia ed alla transumanza. Si calcola che a Vastogirardi nella metĂ del XVIII secolo ci fossero fino a 36.000 pecore, una vera e propria industria (di pecore ed altri animali) i cui titolari esercitavano pubblica mercatura dei prodotti (lana, formaggi e carni) presso la piazza di Foggia.
I suddetti âpalazzottiâ, nei relievi (registri delle denunzie dei redditi), venivano denominati âcase palazziateâ, che presentano, con qualche variante, i medesimi elementi architettonici e strutturali. Il principale elemento di qualificazione formale è sicuramente la facciata principale, che propone un portale, in alcuni casi monumentale (casa Scocchera-Selvaggi), una cornice in pietra lavorata ed una serie di finestre o balconi con stipiti lavorati in pietra locale. La âcasa palazziataâ si erge su tre o anche quattro piani, in genere consistenti in uno scantinato, un piano terra, adibito a fondaco per le derrate, un piano nobile dotato di un saloncino per i ricevimenti ed un piano per le stanze da letto. Fino agli anni Cinquanta in alcune di queste case esisteva anche una cappella dove veniva celebrata messa dal sacerdote di famiglia (casa Scocchera-Selvaggi, casa Del Vecchio e casa Del Monaco). Una parte degli scantinati, il cui accesso era situato in genere sul lato posteriore o laterale della facciata principale, era adibita a stalla o scuderia per ospitare i cavalli riservati ai padroni.
Alcune di queste âcase palazziateâ, ai nostri giorni, non conservano piĂš gli elementi stilistici ed architettonici (specialmente negli interni) che ne avevano, un tempo, esaltato la bellezza e lâimportanza. I vari passaggi di proprietĂ a cui sono state nel tempo soggette hanno contribuito, alla luce anche di nuove esigenze abitative, a cambiare la destinazione dâuso degli antichi locali e quindi a modificarne integralmente o in parte la struttura originaria. Attualmente esistono ancora, almeno nella struttura muraria esterna, una decina di âcase palazziateâ, che elencheremo col nominativo degli antichi proprietari, le cui famiglie, in alcuni casi, sono andate del tutto estinte.
Casa Scocchera-Selvaggi (XVIII sec.)
La âcasa palazziataâ Scocchera-Selvaggi è la piĂš conservata sia negli elementi architettonici esterni che negli interni. Realizzato da Ferdinando Fuga, allievo del Vanvitelli, il complesso palazziale, che sorge nella centralissima Piazza Umberto I, fa parte delle Dimore Storiche dâItalia ed è sottoposta ai vincoli di salvaguardia della Sovrintendenza per i Beni Storici e Culturali. Da una relazione storico-critica, scaturita dalle ricerche documentali dellâarchitetto Francesco Manfredi Selvaggi, si apprende quanto segue: âLa facciata principale presenta, seguendo il gusto classicistico, una disarticolazione in fasce orizzontali e verticali con il piano superiore con balconi e un piano finestrato, e quello inferiore con semplici bucature; le aperture sono allineate fra loro. Al di sotto delle finestre vi sono delle feritoie che servivano a garantire la difesa della casa. Se questa facciata denuncia un gusto classicista, in linea con i revival ottocenteschi, si avverte, però, una contaminazione da altri stili architettonici nella mancanza di un rigoroso ossequio al principio della proporzione. Ad esempio, il maestoso portale sembra fuori scala rispetto alle altre componenti del prospetto; esso si caratterizza per la presenza di due colonne a tutto tondo con capitelli classici sui quali poggia un secondo ordine di colonne che individuano unâapertura con cornice in pietra finemente lavorata. La prima versione della casa deve essere precedente al 1744, quando in un atto notarile giĂ compare la casa di âlargo Piazzaâ di proprietĂ degli Scocchera, gli originari possessori di questo Palazzo. Nel 1785, sempre nellâarchivio di questa famiglia, vi è una descrizione dettagliata dellâimmobile: âUna casa palazziata di membri 4, cioè 2 superiori e 2 inferiori, sita dentro questa Terra nel luogo detto Piazzaâ; il documento riporta anche un elenco accurato di tutti gli ambienti. Lâala laterale comincia ad essere menzionata nel 1814 con la vendita da parte di un tal Cenci ai fratelli Scocchera della casa adiacente al Palazzo e alla Taverna del Duca che, quindi, doveva trovarsi nel sito dove avviene
lâespansione laterale del Palazzo. Infine, nel 1839 gli Scocchera ottengono da un confinante la concessione del diritto a costruire un arco, da cui si accede ad un sottostante giardino. La fabbricazione del Palazzo può dirsi terminata nella prima metĂ del XIX secolo: il risultato finale delle varie mutazioni è quello di un Palazzo ad âLâ, con due lati che costeggiano e delimitano Piazza Umberto I, uno che percorre Via Roma, lâultimo che domina su Via Cavour. Unâaltra appendice al Palazzo Selvaggi è il fabbricato della scuderia che forma un tuttâuno con il Palazzo dal quale è separato da una stretta asola. Un poâ come nelle case contadine in cui abitazione e rustico sono separati, cosĂŹ qui la dimora è distinta dai servizi. In effetti, il Palazzo non presenta cellule direttamente accessibili dalla piazza e, perciò, locali che abbiano ingressi separati da quelli dellâabitazione. Lâesigenza di isolare i vani destinati ad usi, come il ricovero degli animali e delle derrate agricole, non agevolmente associabili alle attivitĂ domestiche, giustifica la costruzione di un volume autonomo specificamente destinato a questo scopo. La scuderia non è rapportabile, evidentemente, alle tipologie edilizie delle abitazioni, le quali sono in prevalenza standardizzate. La scuderia, invece, ha una tipologia necessariamente singolare; si trovano, con difficoltĂ , strutture simili che possano servire da esempio. Se si tiene conto che piĂš lâedificio è specialistico meno sono stati gli edifici costruiti corrispondenti a quella particolare specializzazione e che la funzione scuderia è limitata solo alle dimore delle famiglie ricche le quali, è ovvio, erano poche, si può comprendere lâoriginalitĂ di questo edificio. Si può parlare, in definitiva, di una sorta di âpersonalizzazioneâ del prodotto che si presenta come unâampia sala voltata sovrapposta a un piano cantinatoâ. Il Palazzo è oggi abitato dagli eredi Selvaggi.
Casa De Lellis (XVII-XVIII sec.)
Situata in Via Margherita, allâimbocco di Piazza Umberto I, la casa conserva tuttâoggi lâoriginaria struttura esterna e nellâinterno la scalinata ed il saloncino. Sulla chiave di volta del portale dâingresso della casa è scolpita la seguente epigrafe:
âHospes
quid fui nosti
quid sum vides
quid futura sim
contemplaâ,
la cui traduzione è la seguente:
âO ospite
ciò che fui lo sai
ciò che sono lo vedi
ciò che sarò contemplaloâ
La casa è oggi abitata dagli eredi della famiglia De Lellis.
Casa Bonanni (XVIII-XIX sec.)
La casa, sita in Via Margherita, in prossimità della Chiesa di Maria S.S. delle Grazie, conserva pressochÊ integra la struttura esterna. Notevoli sono gli elementi ornamentali: il portale, i balconcini e le finestre. Ristrutturata negli interni, oggi è abitata dagli eredi.
Â
Casa Cenci (XVIII-XIX sec.)
La casa presenta un maestoso portale dellâOttocento. Ristrutturata integralmente anche nelle scuderie, le cui volte ed arcate sono di notevole fattura ed attualmente adibite ad abitazione, oggi è abitata in parte dagli eredi ed in parte venduta ad altre famiglie. Il Palazzo si sviluppa su Via Roma, a lato della casa Scocchera-Selvaggi; è dotata di un arco dalla cui scalinata sottostante si accede alle antiche scuderie.
Â
Casa Di Rienzo (XVIII sec.)
La casa, sita in Via Cavour, conserva quasi integra la facciata principale, che presenta un portale monumentale di pietra locale finemente lavorata. Essendosi estinta la famiglia originaria, gli interni sono stati divisi tra diversi eredi; tuttavia, è ben conservato il saloncino dei ricevimenti al primo piano. La casa in passato è stata sede del Palazzo Municipale.
Â
Casa Marracino (XVIII sec.)
Conserva quasi integri gli elementi esterni ed è ben mascherata una sopraelevazione che attualmente costituisce la mansarda. Anche gli interni sono piÚ o meno gli stessi, dotati ancora di un bellissimo salone con volte a botte. Il Palazzo, sito in Via 7 Luglio a pochi passi dal Castello Medievale, attualmente è abitato dagli eredi.
Â
Casa Del Vecchio-Scocchera (XVII-XVIII sec.)
La casa è sita tra Via Pasquala Salvucci e Via Teodorico Del Vecchio, allâinterno di unâincantevole piazzetta nella parte piĂš antica del Paese, ai piedi del Castello medievale. Allâesterno conserva quasi tutti gli elementi architettonici originari e presenta un bel giardino a ridosso delle mura del Castello. Sebbene ristrutturati, anche gli interni mantengono integre le caratteristiche originarie di alcuni ambienti, come il grande salone dei ricevimenti. In epoca recente il Palazzo fu donato dagli Scocchera-Selvaggi allâE.C.A. (Ente Comunale Assistenza) per adibirlo ad asilo; attualmente è sede della Casa Famiglia.
Casa Del Monaco (XVIII sec.)
Situato in Via Giacomo Marracino, il Palazzo presentava una bellissima facciata in corrispondenza dellâingresso principale, con portale monumentale in pietra finemente lavorata. La casa presenta altri ingressi in Via Teodorico del Vecchio, da cui si accedeva alle stalle, alla scuderia e ai fondaci. Inoltre, era dotata di un giardino e di una piccola cappella. Gli interni hanno subito profonde trasformazioni: la ripartizione della struttura e poi la vendita dei locali a diversi proprietari hanno alterato totalmente la sua originaria conformazione interna. In un relevio di fine Settecento del barone Felice Maria Del Monaco risultava: âin primis una casa consistente in ventiquattro membri, contigua a quella del quondam Gioacchino Del Monacoâ. Seguiva lâelenco di tutte le stanze con le suppellettili, tra cui anche una biblioteca con lâelenco di alcuni tomi di vari autori e di notevole importanza.
Casa Scocchera (XIX sec.)
La facciata principale è stata totalmente ristrutturata in tutti gli elementi architettonici, ad eccezione del portale dâingresso, scolpito con motivi floreali di notevole fattura. La casa, situata tra Via Mazzini e Piazza Vittorio Emanuele II, agli inizi del Novecento fu divisa dagli eredi in due parti; la parte ricadente interamente sulla piazza fu totalmente restaurata in stile Novecento: presenta un delizioso portoncino ed a lato lâingresso alla farmacia, le cui scaffalature, lavorate da un artigiano del posto, sono di grande pregio.
Â
Â
Â
Casa Palazziata della Corte di Giustizia (XII-XIII sec.)La casa, situata in Via Pasquala Salvucci, nella parte piĂš antica del centro storico denominata âarrĂŠtâa CĂ´rteâ (ovvero âdietro la Corteâ), era adibita a sede della Corte di Giustizia. Un giudice designato dal Tribunale di Napoli, nel Settecento era denominato Luogotenente, vi amministrava la giustizia ordinaria. La struttura esterna, poco rimaneggiata, conserva sotto lâarco il maestoso portale. Fino ad una trentina di anni fa, la casa era dotata, per lo svolgimento delle udienze, di un ampio salone dominato da un monumentale camino in pietra locale. Ă facilmente immaginabile che in quel camino si accendesse un grande fuoco per rendere sopportabile il freddo nei rigidi inverni. Il Palazzo è di difficile datazione ma, considerando la sua posizione strategica, immediatamente a ridosso del Castello medievale, si può ipotizzare la sua costruzione intorno al XII-XIII secolo.
Pagina aggiornata il 10/01/2018